lunedì 1 maggio 2017

La Formula della Felicità

Seligman ha sintetizzato le considerazioni sulle emozioni positive in una vera e propria formula, da lui definita Formula della Felicità, per cui

H = S + C + V

Dove per H si intende il livello di felicità stabile o permanente ( happiness in inglese ). Per incrementare H si può quindi agire su ciascuno dei fattori che la compongono che sono :

S la quota fissa ovvero quello che è scritto nel nostro patrimonio genetico e che ci predispono al sorriso piuttosto che ai pensieri cupi, è l’unico elemento della serie su cui non abbiamo nessun potere e che va accolto ed accettato come tale.

C sono le circostanze ed hanno una natura differente, infatti, talvolta, per stare meglio, possiamo modificare il contesto in cui ci troviamo, magari attuando determinate scelte piuttosto che altre, cambiare un lavoro, conoscere persone nuove, incominciare a svolgere una attività sportiva. Ma il controllo delle circostanze non è mai completo e globale, e ci sono situazioni in cui siamo impotenti o i nostri margini di scelta limitati.

Il terzo elemento della serie V ovvero il controllo volontario, è il fattore in cui vi è il più ampio spazio di manovra. E che può configurarsi come molla per innescare un processo di reazioni positive. Nel momento in cui riusciamo ad essere bendisposti rispetto a ciò che ci circonda, attiveremo verosimilmente delle risposte positive e dei comportamenti che, a loro volta, alimenteranno il nostro senso di benessere, rendendoci maggiormente socievoli, allegri e produttivi.



Martin Seligman.
nasce nel 1942 negli Stati Uniti.Nel 1964 si laurea in filosofia a Princeton, nel 1967 consegue il dottorato in psicologia alla Pennsylvania University e vince l'Early Career Award della American Psychological Association.Tralascio gli innumerevoli riconoscimenti accademici per concludere che nel 1995 viene eletto presidente della American Psychological Association, nel 2003 istituisce il programma Master of Applied Positive Psychology all'Università della Pennsylvania. Autore di innumerevoli testi sulla psicologia positiva e sua è la Formula della Felicità.

venerdì 30 dicembre 2016

Bisogno e Motivazione

Parto con un esempio intuitivo, se abbiamo fame, vuol dire che abbiamo una mancanza di cibo, quindi il bisogno di mangiare. Questo bisogno che etichettiamo come fame,languire, voglia e così via, ci spinge a ricercare nutrimento e quindi ad uscire per la spesa, attivarci per cucinare, oppure ordinare una pizza a domicilio.

E ancora, quando sentiamo freddo, percepiamo il bisogno di scaldarci e questo ci motiva fortemente a coprirci, serrare porte e finestre, accendere il riscaldamento di casa.

Quando si parla di BISOGNI primari o meglio essenziali per la sopravvivenza, beh tutto è semplice e condiviso dalle persone di tutto il mondo.

Ma molti bisogni, desideri, motivazioni della vita di tutti i giorni non hanno una base fisica, corporea così chiara e identificabile come sono i morsi della fame o del freddo, se ci pensiamo su un attimo risulta difficile spiegare i bisogni di amore, oppure di compimento delle nostre aspirazioni, di amicizia, di sicurezza, di salute, di rispetto e così via e quindi c’è un ordine di importanza? E a cosa porta la soddisfazione dei vari tipi di bisogni ?

Nota è la piramide dei bisogni di Maslow, psicologo fondatore della psicologia umanistica e transpersonale ( uffa i soliti paroloni complicati direte voi ma basta che scriviate i termini su google et voilà l’ignoto diventa esplicato, bastano pochi secondi) e cosa sintetizza questa piramide? Una scala di valori ascendente raggruppati in 5 famiglie, da quelli fisiologici a quelli di sicurezza, di affetto amore appartenenza, di stima, di autorealizzazione.

La sovrapposizione delle diverse tipologie dei bisogni sta ad indicare proprio l’ordine con cui vengono da noi percepiti e, di conseguenza, anche soddisfatti. Ciò che emerge è una gradualità e un ordine di importanza dei bisogni che muta in conseguenza del cambiamento delle condizioni di vita dell’individuo: appena quest’ultimo riesce ad appagare un bisogno che sente prepotentemente dentro di se, subito percepisce il nascere di altre motivazioni che acquisiscono un’importanza e una priorità che prima non possedevano.

E così Maslow sembra suggerire che l’uomo avverte preliminarmente necessità di nutrirsi, dissetarsi, proteggersi dal freddo e dai pericoli con una casa, una volta soddisfatti nasce il bisogno di creare relazioni significative con i suoi con specifici, di sentirsi stimato e parte di una comunità, successivamente avrà il desiderio di nutrire sempre di più il senso di autostima e amor proprio, infine ambirà ad una piena soddisfazione e autentica realizzazione della propria identità e del proprio destino, autorealizzandosi.

Nella vita di tutti i giorni è esperienza comune a tutti imbattersi in bisogni e desideri diversi a seconda delle differenti persone incontrate. La vita di ognuno è, infatti, spinta da numerose motivazioni ed altrettante necessità: C’è chi ritiene che la cura del corpo sia la cosa più importante, chi sente il bisogno di una vita attiva e dinamica, chi fa della cultura la ragione della propria esistenza, chi trova soddisfazione nella moda, chi nel cibo oppure nell’impegno politico. La lista potrebbe essere pressoché infinita. Questi però non sono bisogni essenziali per poter vivere e autorealizzarsi, bere un bicchiere di vino piuttosto che un altro non va a pregiudicare la sopravvivenza in quanto tale come indossare indumenti di una marca invece che di un'altra non è fondamentale per riuscire a proteggersi e a scaldarsi. Tali desideri e mancanze non sono bisogni di base ma piuttosto necessità legate a gusti personali e, spesso, introiettate dalla società e dall’ambiente in cui viviamo, una situazione paradigmatica è quella dell’adolescente che si dispera se non riesce a farsi regalare il cellulare del momento. Questo accessorio non è sicuramente vitale per la sua esistenza, tuttavia è ritenuto irrinunciabile perché tutti i suoi amici ce l’hanno e la sua mancanza gli trasmette vissuti di esclusione e insoddisfazione. Lui sente di avere assolutamente bisogno di quel determinato modello di cellulare per tutelare la stima in se stesso. Lo stesso ragionamento vale per moltissimi altri oggetti. Appare evidente come tutto ciò non sia necessario per l’esistenza, ma l’ambiente in cui vive, con i suoi riti e i suoi miti, gli ha trasmesso l’idea che quel determinato oggetto rappresenta qualche cosa di irrinunciabile. Altri contesti ed altre situazioni detterebbero leggi diverse come ad esempio nel contesto di un paese in via di sviluppo, non sarebbe certo un cellulare a essere considerato fondamentale per l’esistenza.

domenica 6 novembre 2016

ALIENAZIONE

Siamo sinceri,
Il mondo non sta andando bene, ed in futuro le cose andranno sempre peggio. 
Ci troviamo davanti ad uno degli aspetti più inquietanti della civiltà industriale avanzata: il carattere razionale della sua irrazionalità. 
La sua produttività ed efficienza, la sua capacità di accrescere e diffondere le comodità, di trasformare lo spreco in bisogno, e la distruzione in costruzione. Le persone si riconoscono nelle loro merci; trovano la loro anima nella automobile, nello smartphone di ultima generazione, nella casa a due livelli, nelle attrezzature tecnologiche. Lo stesso meccanismo che lega l’individuo alla sua società è mutato e il controllo sociale è radicato nei nuovi bisogni che esso ha prodotto.

Bisogni. Ma di cosa abbiamo veramente bisogno ? 
Non lo sappiamo più. Non riusciamo più distinguere tra bisogni falsi e bisogni veri.

I bisogni falsi sono quelli che vengono sovraimposti all’individuo da parte di "interessi sociali particolari" cui preme la sua repressione: sono quei bisogni che perpetuano la fatica, l’aggressività,la miseria e l’ingiustizia. Accade che l’individuo trovi estremo piacere a soddisfarli, ma questa felicità non è una condizione sana se serve ad arrestare lo sviluppo della capacità dell’individuo di riconoscere le influenze maligne di questa società e di poter così trovare il modo di liberarsene .

Il risultato è una euforia nel mezzo di una infelicità.

La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono: il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi e consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e di odiare ciò che altri amano e odiano, appartengono a questa categoria di falsi bisogni.

Tali bisogni sono determinati da soggetti esterni sui quali l’individuo non ha alcun controllo; lo sviluppo e la soddisfazione di essi hanno carattere eteronomo cioè la condizione in cui un soggetto riceve da fuori di sé la norma della propria azione. Il termine è usato in contrapposizione ad autonomia.

Non importa in quale misura tali falsi bisogni siano diventati propri dell’individuo, riprodotti e rafforzati dalle sue proprie condizioni di esistenza; non importa sino a qual punto egli si identifichi con essi e si ritrovi nell’atto di soddisfarli: essi continuano ad essere quello che sono sin dall’inizio, i prodotti di una società in cui interessi dominanti impongono da fuori ad un soggetto le norme della propria esistenza.

I soli bisogni che hanno un diritto illimitato ad essere soddisfatti sono quelli vitali: il cibo, il vestire, una abitazione adeguata al livello di cultura che è possibile raggiungere. La soddisfazione di questi bisogni è un requisito necessario per poter soddisfare tutti gli altri bisogni definiti da Maslow nella sua piramide dei bisogni suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). 
L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. 
Questa scala è internazionalmente conosciuta come "La piramide di Maslow". 
I livelli di bisogno concepiti sono:
  • alla base il primo bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)
  • secondo livello bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
  • terzo livello, bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)
  • quarto livello, bisogni di stima, di prestigio, di successo
  • quinto livello, bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).



domenica 23 ottobre 2016

L'uomo ad una dimensione - Marcuse



Herbert Marcuse 1898/1979
filosofo, sociologo e politologo tedesco naturalizzato statunitense














Herbert Marcuse divenne il punto di riferimento teorico del movimento studentesco americano e fu il filosofo che maggiormente influenzò il ‘68 in tutto il mondo. Il primo moto di ribellione si ebbe nel 1964 a Berkeley, in California, dove aveva insegnato. Proprio in quell’anno aveva pubblicato "L’uomo a una dimensione"
Precorrendo i tempi Marcuse in questo saggio sociologico denunciava la società tecnologica come superficiale e conformista, caratterizzata dalla tendenza alla manipolazione dei bisogni degli individui, ammonendo che avrebbe imprigionato le persone in vite dozzinali da cui il pensiero creativo sarebbe stato bandito. 
L’incremento dei mezzi di comunicazione si accompagna a una sempre minore varietà di idee, gli uomini appaiono ‘a una dimensione’ in quanto omogenei nei comportamenti e nei modi di pensare. Marcuse fu tra i primi marxisti a cessare di credere nel sistema sovietico, ma vedeva una condizione di ‘non libertà’ anche in Occidente e suggeriva spesso che l’unica via alla vera libertà fosse la rivoluzione.

Dal libro

La civiltà industriale contemporanea mostra di avere raggiunto lo stadio in cui la libera società non può più essere definita adeguatamente nei termini tradizionali delle libertà economiche, politiche ed intellettuali; non perché queste libertà siano diventate insignificanti, ma perché hanno un significato troppo ricco per confinarlo entro le forme tradizionali. Occorrono nuovi modi di realizzazione, tali da corrispondere alle nuove capacità della società.
Codesti nuovi modi possono essere visti solo in termini negativi poiché equivarrebbero alla negazione dei modi che ora prevalgono. In tal senso, libertà economica significherebbe libertà dalla economia, libertà dal controllo di forze e relazioni economiche; libertà dalla lotta quotidiana per l’esistenza, dal problema di guadagnarsi la vita.
Libertà politica significherebbe liberare gli individui da una politica su cui essi non hanno nessun controllo effettivo.
La libertà intellettuale equivarrebbe alla restaurazione del pensiero individuale, ora assorbito dalla comunicazione e dall’indottrinamento di massa, ed equivarrebbe pure alla abolizione dell’”opinione pubblica” assieme ai suoi prodotti.
Il suono irrealistico che hanno queste proposizioni è indicativo non tanto del loro possibile carattere utopico, quanto dell’ intensità delle forze che impediscono di tradurle in atto.
La forma più efficace e durevole di lotta contro la liberazione è la coltivazione di bisogni materiali e intellettuali che perpetuano forme obsolete di lotta per l’esistenza.

Herbert Marcuse
“L’uomo a una dimensione” 1964

martedì 2 agosto 2016

Kuhn, una rivoluzione in se

Science, Stati Uniti

Il successo della scienza è una conseguenza della struttura generale della indagine scientifica, scrive Science.
A 50 anni dalla pubblicazione di La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn, la rivista si chiede perché questo libro sia stato cosi importante.

Pubblicato nel 1962, ha venduto oltre un milione di copie ed è stato tradotto in 16 lingue, traguardi di tutto rispetto per un testo accademico.

Quello che rende il libro di Kuhn una rivoluzione in sé è l’attenzione data a come la scienza funziona e non a come i filosofi pensano che dovrebbe funzionare.

A differenze di quanto affermava Karl Popper, secondo Kuhn non esiste un metodo scientifico universale, in cui si verificano le ipotesi scientifiche con metodi empirici .

Piuttosto, le scienze procedono per paradigmi, la cui caratteristica più importante è la possibilità di generare risultati e previsioni .

Un paradigma viene usato finché è produttivo, malgrado l’accumularsi di eccezioni.

Quando le eccezioni diventano troppe, si può avere una rivoluzione scientifica.

“ i grandi libri sono rari “, scrive il filosofo Ian Hacking nell’ introduzione a una riedizione del libro della University of Chicago press in occasione dell’anniversario, “ e questo lo è.

Leggetelo e vedrete”.