lunedì 29 agosto 2022

La più grande beffa del capitalismo

 


Se fino ad oggi qualsiasi ipotetico attacco al capitalismo, infatti, si è spento prima ancora di essere teorizzato era perché le forze anticapitaliste si sono fatte mettere con le spalle al muro, si sono fatte sgonfiare gli idoli, desemantizzare gli slogan, rubare persino le battaglie, portandoci in un mexican standoff da cui non sembra esserci nessuna possibilità di uscita. Come si fa infatti a distruggere qualcosa che non ha confini, né alternative? Non si può, è un paradosso ed è su quello che ci siamo costruiti la prigione intellettuale di altissima sicurezza che, negli ultimi trent’anni almeno, ha permesso al capitalismo di arrivare a sentirsi invincibile e onnipotente.

Eppure non è esattamente così, e Fisher scavando nel botro lutulento dei nostri tempi ha trovato uno spiraglio: se il gigante ha un punto debole, questo è proprio la sua natura assolutista.

Per questo, scrive Fischer, non bisogna arrendersi a quella che oggi, ai nostri occhi, sembra una incontrovertibile evidenza. «Il fallimento delle precedenti forme di organizzazione politica anticapitalista non deve essere causa di disperazione», scrive Fisher. «La crisi è un’opportunità: ma va trattata come straordinaria sfida speculativa, come lo stimolo per un rinnovamento che non sia un ritorno», continua, e affonda: «Un anticapitalismo efficace deve essere un rivale del Capitale, non una reazione ad esso. Tornare alla territorialità precapitalista è impossibile. Al globalismo del Capitale, l’anticapitalismo deve opporsi ricorrendo al suo più puro, autentico universalismo».

Ma come si fa a sconfiggere un nemico così potente e immenso? «La lunga e tenebrosa notte della fine della storia va presa come un’opportunità enorme. La stessa opprimente pervasività del realismo capitalista significa che persino il più piccolo barlume di una possibile alternativa politica ed economica può produrre degli effetti sproporzionatamente grandi. L’evento più minuscolo può ritagliare un buco nella grigia cortina della reazione che ha segnato l’orizzonte delle possibilità sotto il realismo capitalista. Da una situazione in cui nulla può accadere, tutto di colpo torna possibile». Per far collassare la tenda del circo, d’altronde, potrebbe bastare perfino la punta di uno spillo, no?

 


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