Le informazioni raccolte sono anonime, ma risalire all’identità
delle persone è semplice. Un puntino sulla mappa esce da un’abitazione alle 7
di mattina, raggiunge una scuola media a 22 chilometri di distanza. Poi esce
dalla scuola nel pomeriggio ed entra nello studio di un dermatologo. Torna a
casa, passeggia in un parco. Poi passa la sera all’interno di un’altra
abitazione. È la casa dell’ex fidanzato. Quel puntino è una donna: Lisa Magrin,
46 anni, insegnante di matematica.
Sono almeno 75 le aziende che
raccolgono informazioni dai telefoni, e sono circa duecento milioni i telefoni
tracciati ogni giorno solo negli Stati Uniti, per un giro d’affari di 21
miliardi di dollari: soprattutto pubblicità mirata, con Google e Facebook in
testa. Tracciando chi entra nel pronto soccorso, un’agenzia vende spazi
pubblicitari ad avvocati specializzati in cause per lesioni personali. Due
aziende hanno tracciato le persone presenti alla cerimonia di insediamento di
Donald Trump.
“È come vivere nel mondo descritto nel libro 1984”, ha detto il
socio di una di queste aziende. Sono più di mille le app in grado di rilevare
con precisione la nostra posizione. Edward Snowden,
l’ex informatico della Cia che nel 2013 ha reso pubblici i programmi di
sorveglianza di massa del governo statunitense e di quello britannico, una
volta ha scritto: “Sostenere che non si è
interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come
affermare che non si è interessati alla libertà di espressione perché non si ha
nulla da dire”.
Questo
articolo è uscito il 14 dicembre 2018 nel numero 1286 di Internazionale, a pagina 7
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