venerdì 21 maggio 2021
L' Arca dei suoni originali
mercoledì 19 maggio 2021
La fabbrica del consenso - Noam Chomsky
In un paese democratico l'indipendenza e la libertà di espressione dovrebbero essere le qualità portanti dei giornali e di tutti i media. La realtà è però un'altra: sono le forza politiche ed economiche a decidere quali notizie dovranno raggiungere il pubblico, e in che modo. Noam Chomsky e Edward S. Herman svelano come, grazie alla manipolazione delle notizie, l'opinione pubblica viene spinta a sostenere determinati interessi e punti di vista. "La fabbrica del consenso" offre un'analisi precisa su quanto siano veramente strumentalizzati i media e fornisce la chiave per interpretarne i messaggi.
PROPAGANDA - Come manipolare l'opinione pubblica
Sebbene il suo nome sia ancora oggi poco noto al grande pubblico, l'opera e le idee di Bernays hanno influenzato profondamente le strategie comunicative e politiche dal secolo scorso e fino ai giorni nostri.
Divenuto nel corso degli anni un testo culto in cui si teorizza, forse per la prima volta in termini così espliciti, la necessità, per una democrazia sana, di ricorrere a tecniche "scientifiche" per "plasmare" e "inquadrare" l'opinione pubblica: per dar luogo a quella «ingegneria del consenso» di cui Bernays fu pioniere e primo teorico.
La propaganda come strumento d'elezione per la manipolazione dell'opinione pubblica in democrazia è teorizzata da Bernays come essenziale al buon funzionamento di ogni settore della società: la manipolazione "scientifica" dell'opinione pubblica - «per portare ordine laddove regna il caos» per permettere la piena realizzazione della società democratica, in cui la «minoranza intelligente» riesca a plasmare la maggioranza silente e gregaria in vista di obiettivi e scopi «positivi e costruttivi», tendenti alla pace sociale e al benessere del maggior numero di uomini possibili.
Edward Louis Bernays (Vienna, 22 novembre 1891 – Cambridge, 9 marzo 1995) è stato un pubblicista e pubblicitario statunitense di origine austriaca. Celebre per la sua parentela con Sigmund Freud, Bernays fu uno dei primi spin doctor, ed è considerato, assieme a Ivy Lee e a Walter Lippmann, uno dei padri delle moderne relazioni pubbliche, di cui, già nei primi anni del Novecento, teorizzò le principali regole fondanti.
Combinando le idee di Gustave Le Bon (autore del libro Psicologia delle folle) e Wilfred Trotter (studioso del medesimo argomento) con le teorie sulla psicologia elaborate dallo zio, Bernays fu uno dei primi a commercializzare metodi per utilizzare la psicologia del subconscio al fine di manipolare l’opinione pubblica. A lui si devono le locuzioni “mente collettiva” e “fabbrica del consenso”, concetti importanti nel lavoro pratico della propaganda.
Edward Louis Bernays (Vienna, 22 novembre 1891 – Cambridge, 9 marzo 1995) è stato un pubblicista e pubblicitario statunitense di origine austriaca. Celebre per la sua parentela con Sigmund Freud, Bernays fu uno dei primi spin doctor, ed è considerato, assieme a Ivy Lee e a Walter Lippmann, uno dei padri delle moderne relazioni pubbliche, di cui, già nei primi anni del Novecento, teorizzò le principali regole fondanti.
Combinando le idee di Gustave Le Bon (autore del libro Psicologia delle folle) e Wilfred Trotter (studioso del medesimo argomento) con le teorie sulla psicologia elaborate dallo zio, Bernays fu uno dei primi a commercializzare metodi per utilizzare la psicologia del subconscio al fine di manipolare l’opinione pubblica. A lui si devono le locuzioni “mente collettiva” e “fabbrica del consenso”, concetti importanti nel lavoro pratico della propaganda.
domenica 16 maggio 2021
Il Tiglio
Der Linderbaum / IL TIGLIO
Alla fonte, davanti alla porta,
si erge un tiglio;
alla sua ombra
ho sognato qualche dolce sogno.
Sulla sua corteccia
ho inciso qualche tenera parola;
nella gioia e nel dolore
sempre da lui fui attratto.
Anche oggi a notte fonda
gli passai davanti,
e nel buio
ho chiuso gli occhi.
E le sue fronde sussurravano,
sembrava mi chiamassero:
vieni da me, amico,
qui troverai la tua quiete!
I freddi venti
mi soffiavano in volto;
mi strapparono il cappello
ma non mi volsi indietro.
Ora sono lontano da qualche ora
da quel luogo,
e sempre sento sussurrare:
li troveresti la tua quiete.
Wilhelm Muller
Werke, Tagebücher, Briefe, a cura di Maria Verena Leistner, Berlino, 1944
Il testo venne messo in musica da Shubert.
Viene il vento
VIENE IL VENTO
Da lontani orizzonti viene il vento
e scrive parole segrete sull'erba:
le rimormorano i fiori
tremando nelle lievi corolle.
Antonia Pozzi
26 gennaio 1935
(da "Echi")
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