A CHE PUNTO SIAMO? L'epidemia come politica
Giorgio Agamben (Roma, 22 aprile 1942) è un filosofo e accademico italiano.
Uscito a Febbraio 2020
Di fronte alle frenetiche, irrazionali e del tutto immotivate misure di emergenza per una supposta epidemia dovuta al virus corona, occorre partire dalle dichiarazioni del CNR, secondo le quali non solo «non c’è un'epidemia di SARS-CoV2 in Italia», ma comunque «l’infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di migliaia di casi, causa sintomi lievi/moderati (una specie di influenza) nell’80-90% dei casi. Nel 10-15% può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Si calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva».
Se questa è la situazione reale, perché i media e le autorità si adoperano per diffondere un clima di panico, provocando un vero e proprio stato di eccezione, con gravi limitazioni dei movimenti e una sospensione del normale funzionamento delle condizioni di vita e di lavoro in intere regioni?
La sproporzione di fronte a quella che secondo il CNR è una normale influenza, non molto dissimile da quelle ogni anno ricorrenti, salta agli occhi. Si direbbe che esaurito il terrorismo come causa di provvedimenti d’eccezione, l’invenzione di un’epidemia possa offrire il pretesto ideale per ampliarli oltre ogni limite.
L’altro fattore, non meno inquietante, è lo stato di paura che in questi anni si è evidentemente diffuso nelle coscienze degli individui e che si traduce in un vero e proprio bisogno di stati di panico collettivo, al quale l’epidemia offre ancora una volta il pretesto ideale. Così, in un perverso circolo vizioso, la limitazione della libertà imposta dai governi viene accettata in nome di un desiderio di sicurezza che è stato indotto dagli stessi governi che ora intervengono per soddisfarlo.
I poteri dominanti hanno così deciso di abbandonare senza rimpianti le democrazie borghesi, con i loro diritti, i loro parlamenti e le loro costituzioni per sostituirle con nuovi dispositivi di cui al momento possiamo solo intravederne il disegno, non ancora del tutto chiaro nemmeno per coloro che ne stanno tracciando le linee probabilmente . Lo stato di eccezione ci sta accompagnando verso una Grande Trasformazione tramite la sospensione delle garanzie costituzionali. La salute è diventata una nuova religione di cui gli scienziati da talk show sono i profeti.. Quello che nella tradizione delle democrazie era un diritto del cittadino alla salute si rovescia, senza che la gente sembri accorgersene, in una obbligazione giuridico /religiosa che deve essere adempiuta a qualsiasi prezzo. Quando è minacciata la nostra salute, siamo disposti, a quanto pare, a tollerare restrizioni della libertà impensabili.
Ogni volta che sentiamo parlare di seconda ondata del virus, faremmo meglio a ricordarci quanto possa essere devastante quello che Agamben definisce “dispotismo tecnologico-sanitario”Lo abbiamo sperimentato epr qualche mese e non è stato piacevole. Ora i Poteri dominanti hanno assaporatola nuova forma di controllo è facile pensare che coglieranno l’occasione per riutilizzarla. A questo punto serviranno nuove forme di resistenza ma non aspettiamoci che a inventarle siano gli intellettuali italiani. I quali al solito si sono rivelati i più entusiasti coriferi del regime
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